L’espressione inglese due diligence indica l’attività di ricerca e approfondimento di dati e di informazioni relative all’oggetto di una trattativa. Il fine di questa attività è quello di identificarne i rischi e i problemi connessi alla transazione, sia per negoziare termini e condizioni del contratto, sia per predisporre adeguati strumenti di garanzia, di indennizzo o di risarcimento. Solitamente intrapresa dal potenziale acquirente, la due diligence viene svolta con la collaborazione del venditore e di un legale.
La due diligence legale è diventata sempre più importante nel mercato dell’arte internazionale, che notoriamente si distingue per la poca trasparenza, la scarsa liquidità e la presenza di molti intermediari non qualificati accanto a pochi veri professionisti. Una delle caratteristiche economiche che contraddistingue lo scambio dei beni artistici è infatti il loro essere dei “beni fiducia”. Questo comporta grandi difficoltà nella valutazione della qualità dell’oggetto, soprattutto per i consumatori che non hanno sensibilità e competenze storico-artistiche, e determina, di conseguenza, un’elevata asimmetria informativa tra acquirenti e venditori. Infatti, nonostante le gallerie cerchino di rassicurare i collezionisti sul reale valore dei propri artisti, c’è sempre il rischio che esse possano comportarsi in maniera opportunistica.
Nella compravendita di un’opera d’arte il supporto di una consulenza professionale indipendente è pertanto di fondamentale importanza in quanto limita i rischi dell’acquirente: un’accurata due diligence sulla provenienza, n’approfondita indagine di mercato, un attento condition report e un’autorevole second opinion sull’autenticità dell’opera, sono preliminari indispensabili a qualsiasi acquisto. È necessario inoltre verificare con le banche dati dei Carabinieri e dell’Art Loss Register che l’opera non abbia una provenienza illecita. Con l’ausilio dei database on-line, che raccolgono le opere di cui sia stato denunciato il furto o la sparizione, si ricostruiscono analiticamente i passaggi di proprietà dell’opera nel corso del tempo e si esclude il rischio di qualunque futura rivendicazione o pretesa risarcitoria da parte di terzi. Nell’acquisto di un’opera d’arte non bisogna sottovalutare anche il potere informativo del prezzo, che se non è congruo può essere indice di una provenienza sospetta o di un’opera di dubbia autenticità. Vi sono poi casi in cui la credibilità di una transazione viene definitivamente pregiudicata dall’indicazione di un prezzo inadeguato, dalla richiesta di un pagamento in contanti o da commissioni eccessive, dall’intervento di più intermediari, così come da una limitata esperienza sul mercato internazionale.
Va evidenziato infine che talvolta il prezzo di vendita di un’opera dipende più che dalle qualità intrinseche dell’opera da fattori quali le disponibilità economiche del collezionista, nonché il grado di fiducia che quest’ultimo ripone nel venditore. Si può quindi ipotizzare che sul mercato dell’arte la presenza di asimmetrie informative fa sì che il prezzo di vendita di un’opera, a volte più che essere un indicatore della sua qualità, divenga invece espressione del potere contrattuale della galleria nei confronti del collezionista.
Fonte: Fondazioni e Arte Contemporanea.